La Svbvra-Osteria della Suburra

La Svbvra

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La Svbvra entra a far parte dell'area urbana della Roma Anticaquando il Re di origine etrusca Servio Tullio la sceglie per la propria residenza. È la zona più autentica e popolare dell'Urbe, il luogo delle contraddizioni sociali e umane della capitale dell'Impero, affollatissima, sporca, rumorosa e soprattutto pericolosa, anche a causa dei numerosi incendi e crolli che coinvolgono le insulae, edifici alti fino a cinque piani dove un numero illimitato di famiglie plebee vive ammassato in appartamenti in affitto, nel chiasso di rumori e colori. Sostanziali mutamenti avvengono solo sotto Sisto V (1585/1590), che realizza l' acquedotto Felice, traccia via Panisperna e sistema via dei Serpenti. Nella Suburra si trovavano i bordelli più malfamati, le bettole e le locande più insicure. Anche Giulio Cesare vide i natali nella Svbvra, e secondo la tradizione vi si recava Neronetravestito per saggiare gli umori del popolo, e Messalina, in incognito, alla ricerca di trasgressione.

Sebbene caratterizzato da una popolazione inquieta e popolare, la zona della Suburra venne inclusa nella regio IV Templum Pacis - il cui confine settentrionale coincideva con l'antico Clivus Suburanus (attuale Via dei Selci) - nel momento in cui Cesare Augusto, (nel 29 a.C nominato dal Senato Imperatore), si dedicò alla ristrutturazione urbanistica della città che ordinò in quattordici regioni. Il Clivus Suburanus costituiva una diramazione del cosiddetto Argiletum: una lunga via che dopo aver percorso la Valle Suburana, presso la sommità del Cispius (costituente insieme al Fagutal e l'Oppius il colle Esquilino), si divideva appunto nel Vicus Patricius (attuale via Urbana) e Clivus Suburanus. L'antico tracciato dell'Argiletum è ancor oggi individuabile nella via principale della zona, via Madonna dei Monti, lungo la quale si dispongono senza soluzione di continuità, case medievali, abitazioni secentesche e palazzetti del Settecento, dimore ancor oggi di una popolazione orgogliosa di risiedere nel primo rione di Roma e che conserva “nel linguaggio, nelle abitudini, nei modi e nei mestieri i valori di una Roma ancora cittadina”. 

(Fonte: La grande guida dei rioni di Roma, Rione I Monti, Alberto Manodori)

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